Anche
Gigi Buffon, da vecchio volpone quale è, aveva detto che alcuni scompensi
dovuti al profondo cambiamento della squadra sarebbero stati inevitabili, e già
alla prima giornata di campionato tutti i limiti di questa nuova Juventus sono
venuti a galla. Va bene le pesanti assenze di Marchisio, Khedira e Morata, ma i
bianconeri visti ieri contro l’Udinese hanno destato diversi dubbi: la difesa,
prima di tutto, con Bonucci più volte “costretto” a diventare centrocampista
per dare un senso alla manovra involuta che serviva poco e male gli attaccanti;
il centrocampo, con Padoin (preferito a Sturaro) davanti alla difesa a svolgere
un compito che non andava mai al di là del passaggio orizzontale ai compagni; l’attacco,
in cui Mandzukic lottava, facendo a sportellate con Danilo, e Coman che cercava
in qualche modo di dare un po’ di frizzantezza, ma nessuno dei due in grado di
creare una vera occasione da rete.
Una squadra in costruzione, lontana parente
di quella ammirata fino alla stagione passata: disordinata e caotica, dove
Pogba, nonostante la maglia numero 10, non ha dimostrato di essere ancora pronto
a fare il leader. Il francese è stato, per l’ennesima volta, poco concreto e
troppo lezioso (prima effettua un dribbling di troppo in area di rigore perdendo
un’ottima occasione da gol e poi, a tempo scaduto, con la Juve in pieno
forcing, improvvisa un balletto di finte durato alcuni preziosi secondi di
fronte a un avversario), non ha praticamente mai tirato in porta e ha provato
una “maledetta” dal risultato a dir poco scadente. Quest’anno da lui ci si
aspetta il salto di qualità, la capacità di fare il gioco del regista ma anche
l’ultimo passaggio e ieri di tutto ciò non si è visto neppure l’ombra.
Naturalmente
nessun allarmismo, ma soltanto un bagno di umiltà che servirà sia ai giocatori
che ai tifosi. Sappiamo tutti che la squadra non è ancora al completo (oggi
dovrebbe arrivare l’ufficialità di Cuadrado e non si sa se arriverà anche
questo benedetto trequartista) e che il campionato è partito prima, in pieno
calciomercato, per dare spazio agli Europei dell’anno prossimo, rendendo tutto
più difficile. Quasi nessuna compagine ha trovato la quadratura, e una falsa
partenza poteva essere messa in conto, come dimostrano anche i risultati di Roma,
Milan e Napoli. Il guaio della Juve è, però, che già domenica prossima avrà il
confronto diretto coi giallorossi all’Olimpico, e perderlo allora sì che
renderebbe le cose complicate. Allegri avrà molto da lavorare per ritrovare il
bandolo della matassa e dovrà decidere se continuare a insistere su Coman o
dare spazio a Dybala che anche ieri, dopo la buona prova in Supercoppa
Italiana, ha dimostrato di poter cambiare gli equilibri in campo, seppur ancora
un po’ troppo “dribblomane”.
Poi,
naturalmente, ci sono i precedenti storici che non fanno stare tranquilli,
visto che in campionato la Juventus non perdeva allo Stadium da circa due anni, non aveva mai perso la prima in casa (l’ultima volta era successo nel 2010, nella trasferta di Bari, 1-0,
con in panchina Del Neri). Tra l’altro, nell’occasione, molti giornali
definirono la Juve «lenta, disordinata, crea pochissimo sottoporta»,
esattamente come accaduto ieri. Un precedente a dir poco allarmante, che ha
scatenato panico (si spera ingiustificato) tra i tifosi, spaventati di vedere
il proprio giocattolo rompersi dopo quattro anni di trionfi italiani e
rinascita europea. D’altronde, con quattro scudetti consecutivi, abdicare in
Italia non sarebbe poi così drammatico, ma bisognerà vedere come andrà in
Europa, lì bisognerà macinare più strada possibile, il fallimento non è ammesso.
Non
ci resta che sperare che sia stata solo una giornata storta.
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