Per noi amanti del calcio, giugno
avrebbe dovuto essere il mese dei Campionati Europei, i primi organizzati in
maniera itinerante, con partite disputate in diverse nazioni europee, Italia
compresa dove, tra l’altro, si sarebbe giocata la partita d’inaugurazione.
Tuttavia,
l’emergenza coronavirus ha costretto le autorità ad annullare l’evento, rimandandolo
all’anno prossimo e gettando nello sconforto i milioni di appassionati che
aspettavano questo momento da quattro anni.
L’Italia, quest’anno, sembrava peraltro
una delle favorite, visto il ruolino di marcia delle qualificazioni e spinta
anche dalla voglia di vincere un trofeo che manca dall’ormai lontanissimo 1968,
quando gli Azzurri sconfissero per 2-0 la Jugoslavia nella ripetizione della
prima finale, terminata 1-1.
L’Europeo, insieme ai Mondiali, è
sempre stato l’avvenimento più atteso dagli appassionati di calcio, il momento per
ammirare i campioni e per scoprire i nuovi talenti, ma anche per assistere a
uno spettacolo che, cadendo ogni quattro anni, riserva sempre piacevoli sorprese.
Infatti, fin dalla sua prima edizione, disputata nel 1960 in Francia, l’Europeo
ha riservato parecchi exploit inattesi (chi non ricorda la vittoria della Danimarca nel
1992 e della Grecia nel 2004?), e fatto segnare diversi record.
Tra questi, va
ricordato il famigerato “cucchiaio” che, in occasione della finale dell’edizione
del 1976 tra Cecoslovacchia e Germania Ovest, fu inventato dal centrocampista cecoslovacco
Panenka.
Andando, invece, più indietro nel tempo, fino alla prima edizione dell’Europeo
giocata nel 1960, in quell’occasione si disputò la partita che registrò il
maggior numero di reti segnate, ben nove, record ancora oggi imbattuto. L’occasione
fu il 5-4 con cui l’allora Jugoslavia sconfisse i padroni di casa della Francia
in semifinale, dopo un’entusiasmante rimonta.
I preparativi di quel primo Campionato
Europeo, tra l’altro, erano stati abbastanza complicati, visto che molte delle
Nazionali invitate rifiutarono l’invito (tra queste anche l’Italia, insieme
alla Spagna, alla Germania Ovest e all’Inghilterra).
Alla fine, ai nastri di
partenza, si presentarono diciassette squadre e l’avvio fu memorabile, tanto
che ad assistere alla gara d’apertura, Unione Sovietica-Ungheria, arrivarono ben
centomila spettatori festanti.
La Francia ospitante partì coi favori del pronostico
e si sbarazzò facilmente di Grecia e Austria, seppellite, rispettivamente, con un totale di 8-2
(1-1 all’andata e 7-1 al ritorno) e di 9-4 (5-2 all’andata e 4-2 al ritorno).
Il
cammino dei francesi si fermò, quindi, nella già citata semifinale contro la Jugoslavia
che si impose per 5-4 dopo un’emozionate rimonta che vide la sorte cambiare
spesso parte: all’inizio sorrise ai francesi che, dopo essere andati sotto, riuscirono
a rimontare portandosi prima 3-1 e poi 4-2, ma alla fine strizzò l’occhio agli
slavi che nel finale riuscirono nella clamorosa impresa, segnando tre gol in tre
minuti (Knez al 75' e doppietta di Jerković al 77' e al 78').
Una vittoria che
entrò nella storia del calcio e della stessa Nazionale jugoslava e che, ancora
oggi, viene ricordata come una delle migliori e memorabili prestazioni di una corazzata
che non esiste più e che in quel 1960 si inchinò soltanto all’imbattibile Unione
Sovietica guidata dal leggendario portiere Lev Jašin.
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