martedì 2 giugno 2020

L'EUROPEO CHE QUEST'ANNO NON POTREMO VEDERE

Per noi amanti del calcio, giugno avrebbe dovuto essere il mese dei Campionati Europei, i primi organizzati in maniera itinerante, con partite disputate in diverse nazioni europee, Italia compresa dove, tra l’altro, si sarebbe giocata la partita d’inaugurazione. 

Tuttavia, l’emergenza coronavirus ha costretto le autorità ad annullare l’evento, rimandandolo all’anno prossimo e gettando nello sconforto i milioni di appassionati che aspettavano questo momento da quattro anni. 

L’Italia, quest’anno, sembrava peraltro una delle favorite, visto il ruolino di marcia delle qualificazioni e spinta anche dalla voglia di vincere un trofeo che manca dall’ormai lontanissimo 1968, quando gli Azzurri sconfissero per 2-0 la Jugoslavia nella ripetizione della prima finale, terminata 1-1.

L’Europeo, insieme ai Mondiali, è sempre stato l’avvenimento più atteso dagli appassionati di calcio, il momento per ammirare i campioni e per scoprire i nuovi talenti, ma anche per assistere a uno spettacolo che, cadendo ogni quattro anni, riserva sempre piacevoli sorprese. 

Infatti, fin dalla sua prima edizione, disputata nel 1960 in Francia, l’Europeo ha riservato parecchi exploit inattesi (chi non ricorda la vittoria della Danimarca nel 1992 e della Grecia nel 2004?), e fatto segnare diversi record. 

Tra questi, va ricordato il famigerato “cucchiaio” che, in occasione della finale dell’edizione del 1976 tra Cecoslovacchia e Germania Ovest, fu inventato dal centrocampista cecoslovacco Panenka

Andando, invece, più indietro nel tempo, fino alla prima edizione dell’Europeo giocata nel 1960, in quell’occasione si disputò la partita che registrò il maggior numero di reti segnate, ben nove, record ancora oggi imbattuto. L’occasione fu il 5-4 con cui l’allora Jugoslavia sconfisse i padroni di casa della Francia in semifinale, dopo un’entusiasmante rimonta.

I preparativi di quel primo Campionato Europeo, tra l’altro, erano stati abbastanza complicati, visto che molte delle Nazionali invitate rifiutarono l’invito (tra queste anche l’Italia, insieme alla Spagna, alla Germania Ovest e all’Inghilterra). 

Alla fine, ai nastri di partenza, si presentarono diciassette squadre e l’avvio fu memorabile, tanto che ad assistere alla gara d’apertura, Unione Sovietica-Ungheria, arrivarono ben centomila spettatori festanti.

La Francia ospitante partì coi favori del pronostico e si sbarazzò facilmente di Grecia e Austria, seppellite, rispettivamente, con un totale di 8-2 (1-1 all’andata e 7-1 al ritorno) e di 9-4 (5-2 all’andata e 4-2 al ritorno). 

Il cammino dei francesi si fermò, quindi, nella già citata semifinale contro la Jugoslavia che si impose per 5-4 dopo un’emozionate rimonta che vide la sorte cambiare spesso parte: all’inizio sorrise ai francesi che, dopo essere andati sotto, riuscirono a rimontare portandosi prima 3-1 e poi 4-2, ma alla fine strizzò l’occhio agli slavi che nel finale riuscirono nella clamorosa impresa, segnando tre gol in tre minuti (Knez al 75' e doppietta di Jerković al 77' e al 78'). 

Una vittoria che entrò nella storia del calcio e della stessa Nazionale jugoslava e che, ancora oggi, viene ricordata come una delle migliori e memorabili prestazioni di una corazzata che non esiste più e che in quel 1960 si inchinò soltanto all’imbattibile Unione Sovietica guidata dal leggendario portiere Lev Jašin

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