mercoledì 27 luglio 2011

È solo l'inizio, commissario Soneri

È solo l’inizio,  Commissario Soneri
di Valerio Varesi
Frassinelli Edizioni
pp. 275
€ 17,50

Andrè Gide, uno dei maggiori scrittori e critici francesi del ‘900, sottolineò più volte come “Le trame di Simenon sono spesso di un interesse psicologico ed etico profondo” evidenziando quindi quanto fosse primaria nei romanzi dello scrittore belga l’analisi dell’animo umano e di come questo condizioni le azioni quotidiane di ognuno di noi. Simenon era probabilmente uno dei migliori, se non il migliore, “analista” della psiche umana e nei suoi libri ci ha regalato ritratti di protagonisti tormentati, per cui un omicidio o un altro tipo di reato non rappresentavano altro che la logica conseguenza di una vita vissuta in un certo modo. Dietro a ogni crimine l’amato commissario Maigret scopriva un universo nuovo e sconosciuto, un micro mondo in cui qualcuno annaspava alla ricerca di qualcosa.

In Italia la scuola giallista non è stata certo da meno e, seppure priva di personaggi altamente rappresentativi come appunto Georges Simenon (che lo divenne anche per la sua avventurosa vita extraletteraria), può vantare degli scrittori in grado di eguagliare questa straordinaria capacità ritrattistica caratteristica della produzione simenoniana. Uno di questi è senz’altro Valerio Varesi, scrittore prolifico sia sulla carta che in tv, che col personaggio del commissario Soneri sembra percorrere gli stessi sentieri battuti decenni orsono dal giallista belga. Il suo ultimo romanzo, È solo l’inizio, commissario Soneri, dimostra ancora una volta come l’autore nato a Torino nel 1959 sia abile nel tessere trame dal sapore classico, dal ritmo lento, scandite dalle giornate uggiose e nebbiose della pianura padana, in cui un omicidio è il viatico per un viaggio che oltre alla scoperta dell’assassino porta i personaggi a ripercorrere interi periodi storici. Nel caso particolare, si parla del 1968 e delle rivolte studentesche, quando tutto sembrava possibile, quando i giovani credevano ancora di poter cambiare il mondo, salvo poi piombare pesantemente in una realtà di totale disillusione.

Nelle indagini sulla morte di Elmo Boselli, ex militante di sinistra, agitatore di folle e uomo dal fascino magnetico, non c’è spazio per serial killer, inseguimenti, sparatorie, action all’americana, ma tutto si dipana lentamente, con Soneri che mette a posto i tasselli uno per uno. La sua è un’indagine condotta sulla strada, nei luoghi frequentati dalla vittima, vicino alle persone frequentate dalla vittima. Il suo girare per la città, chiedendo, informandosi, curiosando non ha nulla a che fare con le tecnologiche indagini moderne, ma ricorda appunto quelle di Maigret, in cui era l’uomo il protagonista, il suo cervello, la sua capacità di immergersi nella vita altrui, di capirne le disfunzioni e di risalire ai motivi per cui a un tratto la nostra mente faccia crac. Al centro dell’opera di Varesi c’è l’uomo, il suo bagaglio culturale, il suo trascinarsi giornalmente in un mondo in continua trasformazione che spesso ci mette davanti a situazioni inaspettate. Soneri è come un archeologo, scava e raccoglie reperti ricostruendo pazientemente la vita delle persone, fino a quando il puzzle prende forma definitiva.

Prima di accennava alla lentezza con cui si dipana la matassa dell’indagine, ma mai come in questo caso è da considerarsi un pregio. Lo stile di Varesi, straordinario nella sua capacità di farci respirare l’aria e i luoghi in cui si muove Soneri, sembra quasi timido, la sua scrittura corrisponde spesso al delicato colpo di pennello di un artista. Ogni pagina del romanzo galleggia in una nuvola di leggerezza, i personaggi entrano nelle nostre case chiedendo il permesso, in punta di piedi: nulla a che vedere con l’arroganza di parte della narrativa poliziesca-noir-thriller moderna in cui il lettore spesso si trova quasi violentato da storie dure e al limite della decenza. La classicità dell’opera di Varesi, il suo puntare interamente sul fattore umano, è quindi da considerarsi un pregio, quasi un ultimo baluardo contro un tipo di narrativa che attualmente è sotto attacco da parte di una serie di autori ed editori che, testardamente alla ricerca di innovazione e originalità (oltre che dello spudorato guadagno, vedi il recente caso Corona) vorrebbero inquinarla mischiando generi incompatibili tra loro e dando spazio ad autori che tutto sono tranne che scrittori.

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