Peter & Chris: I Dioscuri Della Notte
di Angelica Tintori e Franco Pezzini
Gargoyle Books
pp. 416
€ 16,00
Per tutti gli appassionati di cinema horror la casa di produzione inglese Hammer Films rappresenta un’autentica leggenda che per quasi un ventennio ci ha regalato capolavori assoluti del genere. La sua fortuna non fu solo quella di rilanciare al cinema i mostri che trenta anni prima la Universal aveva reso immortali, ma anche quella di incontrare sulla sua strada degli attori in grado di entrare nell’immaginario del pubblico e di trasformarsi in autentici miti. A due di questi, Peter Cushing e Christopher Lee, Angelica Tintori e Franco Pezzini (già autori del saggio sui vampiri The Dark Screen) dedicano il saggio Peter & Chris: I Dioscuri della Notte, Gargoyle Books, vera enciclopedia (scritta con la leggerezza di un romanzo) su vita e opere dei due attori.
Dopo un breve excursus sul percorso che ha portato Lee e Cushing al cinema, i due autori ripercorrono passo dopo passo le loro carriere, attraverso la disamina approfondita di ogni film in cui hanno recitato insieme, dall’Amleto del 1948 fino a La casa delle ombre lunghe del 1983. Ogni pellicola è analizzata sequenza per sequenza, letteralmente sezionata e impreziosita da frequenti citazioni dei due attori che raccontano la loro esperienza davanti alla macchina da presa:
[Dopo The Curse on Frankenstein]… sono apparso come barone Frankenstein in altri cinque film della saga, racconta Peter Cushing, inframmezzati da ulteriori cinque come Professor Van Helsing nei loro [della Hammer] epici Dracula: e in questi il mio caro amico Christopher Lee era davvero superbo nel ruolo del sinistro Conte, terrorizzando fino al midollo tutti quelli che hanno goduto della sua rimarchevole interpretazione. In realtà il suo Mostro nel primo Frankenstein ha avuto lo stesso effetto, ma con la capacità aggiuntiva di arricchire quella parte di un certo pathos. La primissima volta che ci siamo incontrati, usava il trucco grottesco inventato da Phil Leakey: e secondo una voce messa in giro dal Dipartimento della pubblicità, quando alla fine della giornata di lavoro ha tolto il trucco e ci siamo trovati faccia a faccia in un corridoio, a quel punto io ho urlato! È un uomo di così tante qualità, e tra queste un senso dell’umorismo reso più mirabile dalla capacità di ridere di se stesso, oltre che un sorprendente talento d’interprete – qualcosa che, nelle pause riprese, ha aiutato a squarciare l’oscurità gravante sul sepolcrale habitat del Conte Dracula.
Dal canto suo, Christopher Lee racconta così il loro incontro:
Dalla prima volta che ci siamo incontrati sul set di The Curse of Frankenstein a Bray, Peter Cushing e io siamo stati amici. Il nostro primo, vero incontro è cominciato con me che irrompo nel suo camerino, e annuncio con petulanza: «Non ho neanche una battuta!». Lui alza lo sguardo, le labbra tirate, e dice semplicemente: «Sei fortunato. Ho letto il copione». Un commento all’insegna della sua tipica ironia. Ho scoperto subito come Peter fosse quel grande professionista che imparava non soltanto le proprie battute ma anche quelle di tutti gli altri, in più era dotato di un humor gentile che rendeva impossibile a chiunque si trovasse in sua compagnia un comportamento spocchioso.
Questo libro, però, non è solo la storia di una delle coppie più celebri del cinema di genere mondiale, ma anche il racconto di una straordinaria amicizia che ha legato due uomini molto diversi tra loro ma in grado di instaurare un rapporto andato avanti per decenni e interrotto soltanto dalla morte di Cushing avvenuta nel 1994. Due amici-colleghi che hanno fatto la leggenda della Hammer Films (ma anche di altre case di produzione come la Amicus) di cui Tintori e Pezzini ci raccontano la storia, dalla nascita alla ribalta fino al declino e alla bancarotta della fine degli anni ’70, causata da un cinema in profonda trasformazione.
Peter & Chris: I Dioscuri della notte è da considerare un libro di storia cinematografica: i due autori sono riusciti in modo splendido a scattare un’istantanea di un magico periodo che fece scuola e che ancora oggi è tra i più rimpianti. I film della Hammer hanno creato un autentico sottomondo, in cui personaggi intramontabili come Dracula, la Creatura di Frankenstein e la Mummia si trasformarono da leggende (Universal) in autentiche icone popolari: il Conte interpretato da Lee è uno dei più amati, anche dal genere femminile su cui ha esercitato un fascino magnetico divenendo perfino un sex symbol; il Dottor Frankenstein di Cushing diventa quasi più spaventoso della sua stessa Creatura; il dualismo tra Van Helsing-Cushing e Dracula-Lee assume un significato che va ben oltre la classica contrapposizione tra Bene e Male, in un continuo rovesciamento dei ruoli.
La marcia in più che fa di questo saggio un libro straordinario, adatto sia a un pubblico di addetti ai lavori che di semplici cinefili, è la scelta dei due autori di scostarsi dalla tradizionale e pedissequa scrittura didattica, per trasformare la loro opera in un romanzo biografico, ricco di aneddoti, curiosità e ricordi che nelle ultime pagine stringono il cuore: scopriamo quanto grande è stato l’amore che ha legato Cushing alla moglie, tanto da spingerlo al tentato suicidio una volta persa; quanto gli sia stato vicino Lee; come quest’ultimo, dietro il suo aspetto rude e severo, nasconda un animo nobile e sensibile figlio di un’infanzia non proprio felice (la madre spesso gli ripeteva che era nato per un errore); ma scopriamo e apprezziamo soprattutto il loro modo di lavorare, il rispetto e l’ammirazione che c’era tra i due, il loro ideale di cinema e il loro approccio alla recitazione. C’è da imparare tanto leggendo queste oltre quattrocento pagine, soprattutto in un momento come questo in cui il cinema è vittima di contaminazioni di ogni genere.
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