Dopo
averci fatto conoscere la tana del bianconiglio e la folle missione di Jake
Epping, intenzionato a cambiare la storia dell’umanità, questo secondo episodio
di 22.11.63 ci introduce alle
difficoltà cui andrà incontro il protagonista. “Il passato non vuole essere
cambiato”, lo aveva messo in guardia il suo amico Al, ma Jake deve ancora
capire cosa significano queste parole e quando decide di cambiare la prima
cosa, cercando di aiutare Harry, il vecchio bidello della sua università, ecco
la prima ribellione, sotto forma di virus intestinale. Una stupidaggine, a
prima vista, ma in realtà un subdolo tentativo di far fallire il piano di Jake,
alle prese ancora con un difficile ambientamento in un mondo che non è suo. Goffo,
imbranato, perfino sprovveduto, il personaggio partorito dalla mente di Stephen
King riesce a farci vivere la surrealtà che pervade la sua avventura, dandoci
spesso l’impressione di trovarci dentro un fumetto.
Abrams e
compagni continuano sulla strada tracciata fin dal primo episodio, prendendosi
le giuste e inevitabili libertà rispetto al romanzo originale, ma conservandone
i tanti significati e sottotesti. Una puntata molto dialogata, lenta direbbe
qualcuno, ma io preferisco definirla pacata e riflessiva, con il giusto
approccio verso l’immensità dell’argomento trattato. I temi cari a King vengono messi al centro
della narrazione, così ecco Jake catapultato in un piccolo paesino sperduto della
provincia americana, dove tutti si conoscono, dove tutti sanno tutto di tutti e
dove il tempo sembrerebbe scorrere lento e sonnolento. Una provincia che puzza di morte (a causa del mattatoio che dà lavoro a gran parte degli abitanti) e che, come
lo stesso scrittore americano ci ha insegnato in tanti dei suoi libri, nasconde
realtà sconvolgenti. Una di queste è Frank Dunning, l’uomo che Jake deve
fermare, prototipo del “cattivo” kinghiano: forte, affascinante,
leader, uno di quelli per cui le donne farebbero a gara, ma che rappresenta
soltanto l’opaca superficie di una realtà torbida e irrequieta. Qui, forse,
siamo in uno di quei rari casi in cui la televisione supera il romanzo, visto
che Dunning sembra partorito dalla mente del Kubrick di Shining, un padre padrone, violento e alcolizzato, che sfoga le
proprie frustrazioni sulla famiglia.
Finale a
sorpresa, in cui la storia prende una piega inaspettata e le carte vengono
mescolate, grazie a una scelta che farà discutere i fan del Re e i lettori del
suo romanzo, ma che servirà forse a dare un po’ di brio in più a una storia
che, troppo spesso, rischierebbe di essere un “one man show”.
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