Nelle settimane scorse abbiamo
sofferto, ci siamo scoraggiati, pensavamo che il sogno fosse ormai arrivato al
capolinea, e invece ieri abbiamo finalmente ritrovato la nostra Juve, quella
che soffre ma non si arrende, quella che combatte e alla fine vince. Inutile
dire che ci era mancata tantissimo, la squadra vista nelle prime tre giornate
di campionato sembrava la sorella povera e disperata, e invece nella notte di
Champions più attesa, nel match più difficile del girone di ferro in cui è
capitata, eccola tornare splendida.
Certo, non bella nel gioco,
forse, ancora in via di perfezionamento, ma ottima nel carattere e nell’approccio
al match: una squadra qualsiasi, dopo il gol irregolare incassato, avrebbe
probabilmente ceduto, invece i bianconeri si sono rialzati e hanno cominciato a
colpire con foga, rabbia e disperazione. La sua coppia d’attacco titolare,
Mandzukic-Morata (quest'ultimo a segno nelle ultime quattro partite di Champions dei bianconeri), ha finalmente dimostrato di cosa è capace, il centrocampo ha
lottato, seppur con qualche elemento ancora non in forma, la difesa ha retto e
Buffon si è trasformato per l’ennesima volta in Superman. È lui il nostro
leader, lo è sempre stato, il grande Capitano che dopo aver rimbrottato gli
ingrati tifosi dello Juventus Stadium, ieri ha trascinato la sua squadra all’impresa
con almeno tre interventi da Pallone d’Oro.
Tante note positive nella notte
di Manchester, peraltro contro una squadra che in campionato è prima a punteggio pieno con zero gol subiti: uno spirito ritrovato, un cinismo da altri tempi, una
compattezza e un’aggressività che sembravano perdute, ma soprattutto tre punti
d’oro che fanno guardare con speranza al futuro. Certo, è ancora presto per
dire che la Juventus è tornata quella degli scorsi anni, ma ieri c’è stato un
segnale forte: non molleremo fino alla fine. Allegri ha schierato un coraggioso
4-3-3 che ha riportato subito alla memoria la Juventus di Lippi e quel trio
Vialli-Del Piero-Ravanelli che nella notte di Roma ci regalò la tanto sospirata
Champions nell’ormai lontanissimo 1996. Un modulo sicuramente da provare anche
in Campionato già dal prossimo incontro, perché come direbbe Guido Meda sul
traguardo… la Juve c’è, la Juve c’è, la Juve c’è!
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