Sangue d’Ansonaco
Andrea Biscaro
Edizioni Effigi
pp. 127
€ 12.00
E-book: Disponibile
Dopo avercelo fatto conoscere in
Illune (Edizioni Effigi, 2011),
Andrea Biscaro torna a scrivere una nuova avventura con protagonista lo
scrittore Antonio Brando, stavolta alle prese con una misteriosa casa ricevuta
in eredità all’isola del Giglio, da un lontano zio.
Come già il precedente romanzo,
anche Sangue d’Ansonaco è un mix tra
giallo e horror, in cui la splendida ambientazione isolana fa la parte del
leone: l’isola del Giglio è descritta nei minimi particolari e già dalle prime
pagine, il lettore viene immerso in un’atmosfera misteriosa e affascinante,
tanto da far nascere un’immediata voglia di partire. Brando è lo stesso
personaggio che avevamo apprezzato nella sua prima apparizione, uno scrittore
annoiato e un po’ snob, a tratti goffo e paranoico, che, suo malgrado, si
caccia sempre in avventure ai confini della realtà. Stavolta, però, Brando
dovrà dividere il ruolo di protagonista con il vero big del romanzo e cioè l’Ansonaco,
un vino che soltanto a leggerne la descrizione, fa salire l’acquolina in bocca,
un retaggio del passato gigliesco che, ai giorni nostri, sta andando sempre più
scomparendo. Sarà l’incontro con questo nettare degli dei che sconvolgerà la
vita dello scrittore, improvvisamente trascinato in una battaglia in cui in
ballo ci sarà la sua stessa vita. Tra fantasmi, visioni, esseri diabolici, passaggi
segreti e misteriosi laboratori di alchimia, Brando dovrà difendere se stesso e
la propria sanità mentale da un vortice di follia che sembra volerlo avvolgere
come in un sudario.
Biscaro scrive in maniera
spumeggiante, a tratti perfino troppo al di sopra delle righe, puntando
soprattutto sulle elucubrazioni mentali di Brando, grazie alle quali seguiamo l’irrefrenabile
discesa negli inferi del protagonista che, una volta, conosciuto il dolce
sapore del vino, ne rimane schiavo. Sangue
d’Ansonaco è, però, anche un romanzo nel romanzo, un’esperienza che servirà
a Brando non soltanto a prendere confidenza col proprio passato, ma lo porterà
a trovare una nuova ispirazione. Il finale corre via veloce, forse un po’
troppo, tra citazionismo letterario (Poe e Lovecraft soprattutto) e
cinematografico (Misery non deve morire),
lasciando aperta una strada che, probabilmente, farà tornare il nostro eroe in
un nuovo romanzo.
Voto: ⋆⋆⋆
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