Dopo una febbrile attesa in cui gli zombie sono scesi in campo direttamente (ne sono state avvistate alcune feroci orde in tutto il mondo), ieri sera ha finalmente debuttato in Italia la serie The Walking Dead, la zombie-series firmata da Frank Darabont.
Nella costruzione di questo primo episodio, I giorni andati, il regista di Le ali della libertà e Il miglio verde rimane abbastanza ancorato alle classiche trasposizioni cinematografiche con protagonisti gli zombie, concentrandosi principalmente nel trasmettere il nulla, il silenzio e la desolazione di un mondo ormai distrutto. Si comincia con una scena choc, in cui il vicesceriffo Rick Grimes si trova a dove uccidere una bambina-zombie, per poi tornare indietro e ripercorrere i fatti accaduti prima che il mondo cambiasse. Poi si torna al presente, col protagonista che si risveglia in un ospedale abbandonato dove le uniche voci sono i lamenti dei morti che vorrebbero uscire dall’obitorio. Da qui comincia una ricognizione sui luoghi, in cui Darabont ci mostra ciò che il mondo è diventato: strade deserte, cadaveri avvolti nei lenzuoli, detriti e ammassi contorti di lamiere, case vuote e abbandonate in fretta.
Per i non appassionati l’inizio è risultato forse lento, come in generale tutta la puntata, ma a mio avviso era inevitabile, vista la necessità di costruire una storia di zombie. Il giusto obiettivo di Darabont è stato quello di guidare lo spettatore nel nuovo mondo, “limitandosi” ad accennare storia e personaggi. Non sappiamo ancora nulla della causa che ha portato al ritorno in terra dei morti, né tanto meno sappiamo molto dei personaggi, se non qualche particolare appena accennato (il vicesceriffo Rick è alla ricerca di moglie e figlio, che nel frattempo sembrerebbero sulla via di rifarsi una vita insieme a un altro gruppo di scampati, e l’unico altro sopravvissuto in città si è barricato in una casa col figlio e non riesce a uccidere la consorte diventata zombie). Una sola scena “action”, nel finale, quando Rick arriva ad Atlanta e si trova a dover affrontare un’orda assatanata di mostri.
Una prima puntata lenta, come dicevo prima, ma che per chi ama lo zombie-movie classico (alla Romero per capirci e non quello ultramoderno e adrenalinico dei vari remake o dei recenti Resident Evil o The Horde), è il modo migliore per cominciare una serie di questo tipo. La loro lentezza, il loro trascinarsi deve essere lo specchio della serie, anche perché in fondo non sono loro i protagonisti, ma un mondo alla deriva e distrutto dalla follia umana.
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