Ogni anno ad Halloween si susseguono, sui vari canali televisivi, film dedicati alla notte delle streghe, che spaziano dagli horror moderni, o fanta-horror dai risvolti comici, alle pellicole per i palati raffinati dei veri appassionati, mi riferisco ai vecchi horror targati Universal, quegli splendidi film in bianco e nero con cui i nostri nonni sono cresciuti e hanno imparato ad amare un nuovo genere che avrebbe fatto la storia del cinema di tutto il mondo.
Qualcuno l’ha definito il Cinema dei Mostri. Si tratta dei vecchi horror targati Universal, splendidi film in bianco e nero con cui i nostri nonni sono cresciuti e hanno imparato ad amare un nuovo genere che avrebbe fatto la storia del cinema di tutto il mondo e reso immortali personaggi come Dracula, l’uomo lupo e Frankenstein. Dietro le orrende fattezze di quei mostri tutto trucco, ben lontani dai costosissimi effetti speciali di oggi, si celavano grandissimi attori e artisti: l’ungherese Bela Lugosi, l’eleganza tutta britannica di Boris Karloff e la dura “pellaccia” yankee di Lon Chaney Jr.
Il primo horror targato Universal risale al lontano 1925 con la trasposizione cinematografica del romanzo di Gaston Leroux, Il fantasma dell’Opera, in cui lo spaventoso personaggio di Erik, musicista geniale ma deforme che vive nascosto nei sotterranei dell’Opera di Parigi, è interpretato da Lon Chaney. Il film, muto ma straordinariamente ricco di atmosfera e pathos, rappresenta l’inizio di una storia lunga e leggendaria che ha portato la grande casa di produzione americana a divenire l’icona stessa del cinema horror.
Soltanto sei anni più tardi, però, nel 1931, l’Universal imboccò decisamente la strada del cinema di genere, investendo ben 400.000 dollari in un rifacimento del Dracula di Bram Stoker. Come protagonista fu scelto il misterioso attore ungherese Bela Blasko, che adottò lo pseudonimo di Bela Lugosi (in onore di Lugos, suo paese natale). La sua straordinaria interpretazione rese immortale il vampiro più famoso della storia: frac, camicia candida dai bottoncini di madreperla, fazzoletto che spunta bianco e delicato dal taschino e papillon stretto attorno al collo resero Dracula un personaggio affascinante e irresistibile. L’operazione della Univerysal fu talmente “in grande” che simultaneamente alla versione con Bela Lugosi, ne fu girata una in spagnolo in cui il re dei vampiri fu interpretato da Carlos Villarias. Il Dracula di Todd Browning non rappresentò soltanto l’inizio di un ciclo che durò oltre venti anni e che trasformò l’Universal Films in una vera e propria fucina di horror, ma soprattutto lo spartiacque tra il cinema muto e quello sonoro. Nella pellicola di Browning sono infatti presenti elementi che lo legano sia all’uno che all’altro: da un lato siamo di fronte a un film di chiara ispirazione espressionista, grazie soprattutto alla tecnica della macchina da presa mobile che segue i personaggi e li porta fin dentro la casa dello spettatore, dall’altro ci sono ancora lunghe sequenze “silenziose” in cui il personaggio del vampiro domina la scena con la sua sola presenza.
Visto il clamoroso successo del film, i produttori della Universal decisero di girare alcuni seguiti: il primo fu La figlia di Dracula (1936) in cui l’attrice Gloria Holden è la Contessa Marya Zaleska, la figlia di Dracula, che nel tentativo di “guarire” dal vampirismo trasmessole dal padre finirà per morire, mentre nel 1943 fu la volta di Il figlio di Dracula in cui Lon Chaney Jr. interpreta il Conte Alucard (Dracula al contrario), vampiro che porta scompiglio e morte nella Lousiana.
Il filone dei mostri divenne un vero e proprio fenomeno cinematografico (e di massa), tanto che la Universal decise di trasporre al cinema un altro grandissimo classico della letteratura mondiale, il Frankenstein di Mary Shelley. Nonostante da più parti si acclamasse all’ormai lanciatissimo Bela Lugosi per il personaggio della Creatura, la casa di produzione americana optò per un altro “esordiente”, l’inglese Boris Karloff, l’attore con la “lisca” che, destinato a una carriera da diplomatico, scelse di abbandonare famiglia e paese natale per tentare la fortuna nel cinema. Quella di Karloff fu, forse ancor a di più di quella di Lugosi, un’interpretazione storica: la fronte quadrata, le palpebre cadenti sui globi oculari dalle occhiaie marcate, le lab bra nere, gli elettrodi sul collo, le cicatrici su tutto il viso resero la Creatura un personaggio storico, un’icona ancora oggi insuperata.
Come avvenne per Dracula, anche per il personaggio partorito dalla fantasia di Mary Shelley si aprirono immediatamente ulteriori strade di successo che l’Universal non si lasciò sfuggire, producendo già nel 1935 La moglie di Frankenstein, ideale seguito del primo film in cui il dottor Henry Frankenstein, scampato all’incendio del mulino alla fine del primo film, è costretto a riprendere gli esperimenti e a dare vita questa volta a una Creatura femminile. Quattro anni più tardi fu la volta di Il figlio di Frankenstein (1939), ultimo film della serie che Boris Karloff accettò di girare e che vede come protagonista il figlio di Henry Frankenstein, Wolf, che torna nel castello del padre per riprendere gli esperimenti, ma morirà per mano della stessa Creatura manovrata dal perfido servo Ygor (Bela Lugosi) in cerca di vendetta. Sia questo film che il precedente, accentuarono l’attenzione sulla stato di “diversità” della Creatura che pur assumendo sempre più sembianze umane, alla fine si troverà a fare i conti con la propria mostruosità.
Nonostante il rifiuto di Karloff di girare altri film della serie, la saga di Frankenstein non si fermò e l’attore inglese fu sostituito da Lon Chaney Jr. in Il Terrore di Frankenstein (1942), in cui Ygor (interpretato sempre da Bela Lugosi) riporta in vita la Creatura chiedendo poi aiuto all’altro figlio di Henry Frankenstein, Ludwig, per (apparentemente) riparare agli errori del genitore. L’anno seguente uscì nella sale Frankenstein contro l’Uomo Lupo di Roy William Neill in cui Bela Lugosi finalmente realizzò il suo sogno di interpretare la Creatura; nel 1944 fu la volta di Al di là del mistero e infine nel 1945 fu girato La casa degli orrori. Come ogni saga che si rispetti, anche Frankenstein finì nella allegra giostra delle parodie e così nel 1948 Gianni e Pinotto (Abbott e Costello negli Stati Uniti) furono i protagonisti di Il cervello di Frankenstein in cui i due sprovveduti amici liberano Dracula e la Creatura di Frankenstein imprigionati da anni in alcune casse.
Terminata l’ispirazione letteraria, la fucina orrorifica non si fermò e prendendo spunto dalla storica apertura della tomba di Tutankhamon avvenuta nel 1922, l’Universal portò sul grande schermo la leggenda di La mummia di Karl Freund (già Direttore della Fotografia del Dracula di Browning), in cui il protagonista è ancora una volta Boris Karloff nei panni del sacerdote Im-Ho-Tep, mummia risvegliata da un’antica maledizione scritta su una pergamena. Come ormai abitudine, anche questa pellicola ebbe talmente successo che inaugurò un nuovo ciclo di film: nel 1940 fu girato La mano della mummia in cui il protagonista è Tom Tyler; due anni più tardi è la volta di La tomba della mummia in cui Lon Chaney Jr. esordisce nei panni della mummia; nel 1944 escono nelle sale L’Ombra della Mummia e La Maledizione della Mummia con John Carradine e ancora una volta Lon Chaney Jr. nei panni della mummia. Infine, nel 1955, Gianni e Pinotto ci riprovano in Il mistero della piramide con Eddie Parker nella parte della mummia e i due nostri amici coinvolti in un caso di omicidio.
Con la strada ormai spianata e il pubblico dalla propria parte, l’Universal proseguì la sua marcia verso mo ndi ignoti e creature spaventose, portando sugli schermi L’uomo lupo, pellicola del 1941 diretta da George Waggner in cui si riprende il tema della licantropia già trattato nel precedente e sottovalutato Il segreto del Tibet di Stuart Walker (con Carl Laemmle Jr. nelle vesti di produttore) del 1935. Il film vede come protagonista Lon Chaney Jr. nel ruolo di Larry Talbot, una sorta di figliol prodigo che dopo essere tornato a casa dall’America in seguito alla morte del fratello maggiore, viene ferito da un licantropo nel tentativo di salvare una donna. Immancabili anche in questo caso i seguiti, in cui vediamo i vari mostri della Universal scontrarsi tra di loro: nel 1943 esce Frankenstein contro l’Uomo Lupo in cui il protagonista è ancora Lon Chaney Jr., mentre nelle vesti della Creatura abbiamo Bela Lugosi; nel 1944 il già citato Al di là del mistero, nel 1945 La casa degli orrori (in tutti e due Lon Chaney Jr. è semplicemente Larry Talbot) e infine nel 1948 la già citata parodia di Gianni e Pinotto Il cervello di Frankenstein (con Lon Chaney Jr. che torna nella parte dell’uomo lupo per la quinta volta).
Il periodo magico della Universal non si limitò soltanto al genere horror, ma oltrepassò i confini della fantascienza grazie al ciclo di film dedicati al personaggio dell’Uomo Invisibile: il primo fu girato da James Whale (lo stesso regista di Frankenstein) nel 1933 e narra la storia del dott. Jack Griffin (Claude Rains) che, scoperto il modo di rendersi invisibile, viene travolto dalle sue stesse manie di onnipotenza. Ben presto anche L’uomo invisibile divenne un’icona cinematografica e così, puntuali, ecco arrivare i seguiti: Il ritorno dell’Uomo Invisibile del 1940 con un giovane Vincent Price nel ruolo di protagonista; nello stesso anno esce La donna invisibile con John Barrymore e Virgina Bruce nel ruolo della donna invisibile; due anni più tardi esce nelle sale Joe l’inafferrabile in cui il protagonista (l’attore Jon Hall) è il nipote del dott. Griffin del primo film; nel 1944 esce La Rivincita dell’Uomo Invisibile in cui il protagonista è ancora Jon Hall nello stesso ruolo del precedente film. Infine, il ciclo si chiude con le immancabili parodie di Gianni e Pinotto in Il cervello di Frankenstein (ancora lui!) e Gianni e Pinotto contro l’Uomo Invisibile.
Lo straordinario lavoro della Universal si chiude negli anni ’50, quando fu lanciata l’ultima icona horror: il mostro della Laguna Nera. Il primo omonimo film risale al 1954 e fu diretto da Jack Arnold con protagonisti lo stuntman Ben Chapman nei panni del mostro “terrestre”, e Ricou Browning in quelli del mostro “subacqueo”. La pellicola uscì nelle sale cinematografiche il 5 marzo 1954 in 3D e rappresentò uno dei più grandi successi degli anni ’50: durante una spedizione di paleontologia lungo il Rio delle Amazzoni, viene rinvenuta una laguna rimasta immutata dalla preistoria dove si nasconde una creatura metà pesce e metà uomo. Il successo fu straordinario e così l’Universal mise in cantiere un paio di seguiti: La vendetta del mostro (1955), in cui Ben Chapman venne sostituito da Tom Hennesy, e Il terrore sul mondo (1956) di John Sherwood con ancora Ricou Browning nei panni del mostro “subacqueo” e Don Megowan in quelli del mostro “terrestre” (ambedue stranamente esclusi dai titoli del film).
Una galoppata, quella della Universal, che fece storia e che qualche anno dopo venne ripresa e riletta da un’altra grande casa di produzione cinematografica: la Hammer Film Productions… ma questa è un’altra storia.
Nessun commento:
Posta un commento