Ognuno di noi, nella propria vita, ha delle
persone a cui tiene in maniera particolare. Che siano parenti o amici rientra
nella normalità, ma che sia uno scrittore che neppure si è mai incontrato
parrebbe per lo meno strano. Eppure è questo il sentimento che molti di noi,
amanti di Stephen King, proviamo nei suoi confronti: un amico, un parente, un
padre, un nonno, uno Zio che ci ha allietato la vita con i suoi libri. E oggi è
un giorno particolare per questo nostro amico, perché il vecchio Steve compie
70 anni, un traguardo che lo rende ancora più importante e che cementa il mio,
il nostro, rapporto con lui.
In tutti questi anni, di regali King ce ne ha
fatti tanti, sfornando un libro dopo l’altro, una storia dopo l’altra, un
capolavoro dopo l’altro. Ci ha aiutati ad affrontare le nostre paure, ci ha
parlato di amicizia, di amore e di coraggio, ci ha insegnato tanto quanto
avrebbe potuto fare un insegnante. Coi suoi romanzi ci ha fatto vivere vite che
mai avremmo potuto apprezzare nella quotidianità, ci ha fatto conoscere
personaggi che ognuno di noi porterà nel cuore per sempre, come compagni o
amici a cui, ogni tanto, chiedere anche qualche consiglio. Chi di noi appassionati
non si è mai ritrovato a chiedersi “cosa avrebbe fatto Bill Denbrough in una
situazione del genere?” oppure cosa noi avremmo fatto al posto di
Stu Redman o, ancora, a sorridere di fronte a situazioni che il Re ha descritto nelle sue pagine, perché tutto ciò che la mente di King ha creato in questo
benedetti settanta anni ha superato qualsiasi ostacolo tra fantasia e realtà.
La dimostrazione di questa sua unica capacità è
proprio il tempo trascorso in sua compagnia: io avevo dodici anni quando l’ho
incrociato per la prima volta, in un caldo e noioso pomeriggio estivo, quando,
aggirandomi per casa, adocchiai nella libreria un volume enorme spiccare tra
gli altri. Un libro intonso, appena arrivato dall'allora Club degli Editori e
che mi attirò quasi in maniera ipnotica. Per me che, fino ad allora, avevo
letto quasi solo fumetti e qualche libricino magari lasciatomi dall'insegnante per le vacanze, quel tomo di oltre mille pagine rappresentò quasi una sfida,
soprattutto quando, poi, vidi sulla copertina un bambino avvolto in una
mantellina gialla e chino su una barchetta di carta, mentre dal tombino vicino
sbucavano degli artigli. Da quel giorno, sono passi trent'anni e salvo un
periodo di crisi durato un paio d’anni, King è stato un mio fido compagno di
vita e di sogni. È colpa sua se ho cominciato a scrivere, al cinema tratto dai suoi libri ho addirittura dedicato un saggio, è merito suo se da
allora i libri, suoi e di tanti altri, hanno rappresentato una costante nella
mia vita. E sapere che oggi il Re compie settant'anni, è come scoprire di aver
vissuto una vita parallela in cui, forse, c’è un pistolero che mi attende.
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