Se n’è andato a 76 per un
tumore al cervello, lui che, paradossalmente, il cervello l’ha sempre usato e anche
nella maniera giusta. Wes Craven ci ha lasciati ieri, in silenzio, come aveva
vissuto la sua vita. Un autore e regista a cui quelli della mia generazione
devono tanto, per il patrimonio cinematografico che ci ha lasciato, uno dei più
preziosi. L’uomo delle saghe, colui che ha creato Nightmare e Scream e ha
dato vita a capolavori spesso sottovalutati come L’ultima casa a sinistra, La
casa nera, Le colline hanno gli occhi
e Il serpente e l’arcobaleno. L’inventore,
insieme a Tob Hooper, del genere horror
on the road, l’esploratore della più spaventosa provincia americana dove
famiglie di emarginati si nascondevano a caccia di riscatto nei confronti di
una società settaria che avrebbe voluto nasconderli per sempre.
Nella sua vita cinematografica,
Craven è sempre stato un innovatore, un autore che non ha mai avuto paura di
fallire, e la dimostrazione sono i suoi tanti flop (Vampiro a Brooklyn, Cursed,
La musica del cuore, Cursed – Il Malefico e altri). Ma fin da
L’ultima casa a sinistra (1972), suo
esordio alla regia e sanguinaria rilettura del classico di Ingmar Bergman (tra
l’altro suo regista preferito) La fontana
della vergine (1960), ha sempre voluto giocare con il cinema, mischiandolo
e generando spesso qualcosa di nuovo. Il film divenne subito una pietra miliare
del rape & revenge, tanto amato
dagli appassionati quando avversato dalla censura che lo considerò alla stregua
di un film porno, così come alcune nazioni, tra cui l’Inghilterra, lo bandirono
per molti anni.
In Le colline hanno gli occhi Craven proseguì il percorso del cinema
dell’estremo, già visto in quegli stessi anni in Non aprite quella porta, in cui i protagonisti si trovano
improvvisamente in un luogo fuori dal mondo, “governato” da una folle famiglia
antropofaga. Qui vengono gradualmente privati di ogni simbolo di civiltà (l’auto,
la roulotte, le armi), tornando, quindi, a uno stato primitivo in cui dovranno
lottare per sopravvivere.
Con Nightmare entrò direttamente nella vita dei suoi spettatori,
creando un personaggio che si trasformò subito in mito: «[…] Freddy Krueger è l’incarnazione
delle nostre paure ataviche, l’idea del buio che fa paura, del dormire senza
risveglio, del baubau che vive sotto il letto. Ma non solo: Freddy Krueger è
anche il sesso sporco, quello che distrugge l’idea da ragazza del principe
azzurro, la rozzezza, la volgarità del maschio che al posto di essere detestata
inconsciamente viene desiderata in un riappropriarsi del ruolo primordiale di
femmina tolti i panni della donna pensante. […]»[1]
Con Scream,
la sua altra saga di successo, ha aperto l’ennesima strada che in poco tempo ha
visto il moltiplicarsi di cloni o presunti tali, mischiando l’horror per
ragazzi all’umorismo nero più consono a un pubblico adulto. Con intelligenza si
prese gioco di tutti i luoghi comuni di un genere che lui per primo aveva
contribuito a creare, lanciando l’horror in una nuova dimensione che gli
avrebbe donato una seconda giovinezza: « I fan dell’horror sono molto
preparati», ha raccontato Craven a proposito del film. «Sorprenderli è una
sfida divertente, come una partita contro una buona squadra di hockey. Devi
essere acuto, sapere anticipare quali saranno i loro pensieri. Per questo nel
film si elencano tutte le regole del genere per poi sovvertirle: le regole sono
i cliché e tu devi mischiare le carte».
Il suo contributo alla
cinematografia di genere fu talmente apprezzato che molti dei suoi film sono
stati oggetto di riletture in remake più o meno fedeli: da Le colline hanno gli occhi fino a Nightmare tanti giovani autori e registi (spesso con l’aiuto dello
stesso Craven nei panni di produttore) hanno provato a ripercorrere le sue
morbose strade, ma non sempre con esiti positivi. Ciò che ci lascia il regista
americano è un bagaglio pesante, pieno di ricordi e di esperienza, un
incolmabile vuoto simile a quello lasciatoci appena due anni fa da Richard
Matheson, due talenti che, purtroppo, si sfiorarono soltanto in occasione di
alcuni episodi di Ai confini della realtà.
[1] Andrea Lanza, Nightmare: Il mito di Freddy Krueger, www.horror.it. URL consultata
in data 31.08.2015
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