Il fiume ti
porta via
Giuliano Pasini
pp. 276
Mondadori
€ 19,00
Dopo Venti corpi sotto la neve e Io sono
lo straniero, Giuliano Pasini si
conferma una delle voci più interessanti del giallo italiano. Con il suo terzo
romanzo, Il fiume ti porta via, edito
da Mondadori nella collana Strade Blu, l’autore emiliano ci racconta una nuova
avventura del commissario Serra, stavolta impegnato a risolvere lo spinoso caso
dell’omicidio del dottor Gardini, medico a cui l’uomo si era rivolto nella
speranza di curare la “danza”. Impegnato tra la sua disastrata vita privata e
sentimentale e un caso che si presenta difficoltoso e pieno di insidie fin dall’inizio,
il commissario affronterà ancora una volta un’esperienza che andrà al di là
della semplice indagine (peraltro non ufficiale), mettendo a rischio la sua
ormai traballante carriera di poliziotto. La storia della Ca’ di mat sarà per
Serra un’ennesima dimostrazione di quanti inenarrabili segreti possa nascondere
l’animo umano.
Rispetto a Io sono lo straniero, Pasini compie sia
un passo indietro che uno in avanti, nel senso che da un lato torna al suo
migliore stile, ambientando il nuovo romanzo in un luogo sperduto, arroccato
tra i vigneti e prigioniero di un fiume che già una volta ne aveva praticamente
cancellato l’esistenza, dall’altro stravolge tutto ciò che il lettore aveva
immaginato dopo la fine del precedente libro. Se, infatti, tutti, bene o male,
avevano pensato che Serra finalmente avesse trovato una sua dimensione,
riuscendo perfino a controllare la “danza” e preparandosi a diventare papà, in Il fiume ti porta via tutto ciò viene
resettato e utilizzato come ulteriore strumento per analizzare i tormenti di uno
dei personaggi più drammatici che la narrativa italiana ci ha offerto negli
ultimi anni. Serra è ormai quasi un eroe greco, votato al sacrificio e alla
sofferenza, che non può fare a meno di andare a fondo a ogni indagine, anche quando gli riservano ulteriori angosce, e la "danza" è il Dio capriccioso che si diverte a giocare con suo destino. Alle difficoltà della sua carriera lavorativa, si sommerà, pertanto, un'ulteriore e drammatica sfida che coinvolgerà i suoi affetti più cari, e il rapporto con la bella Serenella, una donna
dal passato molto simile a quello di Serra, impegnata a tenere a freno una figlia adolescente.
Come si
evince da quanto scritto, l’indagine del commissario passa quasi in secondo
piano rispetto a quanto succede a Serra nel momento in cui decide di trovare l’assassino
del dottor Gardini, cosicché Pasini non si limita ad appassionarci con un
misterioso caso che mette le radici nel tormentato passato del paesino di
Pontaccio (il buco del culo del mondo, come lo definisce lo stesso autore), ma
ci trascina dentro la vita del suo protagonista. Ci fa assaporare ogni piatto e
ogni bicchiere che il commissario prova, ci rende partecipi della sua corsa
contro il tempo, delle sue elucubrazioni e dei suoi innumerevoli dubbi, ma
soprattutto ci fa parte della sua anima divisa in due, dilaniata da una vita che
sta andando in pezzi.
Il fiume ti porta via è un romanzo nero e amaro, in cui si contano
ben tre suicidi, forse il più pessimista di Pasini, ma anche quello che offre
maggiori spunti di riflessione, basti pensare alla drammatica storia della Ca’
di mat. L’autore si chiede se ci sia differenza tra amore e odio, quanto sia
esile il confine tra i due sentimenti, spesso veri motori delle nostre azioni,
ma per chi conosce Pasini, Il fiume ti
porta via è anche altro. Splendidamente incorniciato in un’ambientazione
che lo stesso autore riporta a Guareschi e al ciclo di Don Camillo e Peppone, il
romanzo abbonda anche di inserti enogastronomici da far salire l’acquolina in
bocca, e di buona musica, quella del vinile, quella di quando eravamo giovani.
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