Le notti di Salem
Stephen King
Bompiani
pp. 650
€ 12,90
Secondo romanzo in ordine cronologico scritto da Stephen King, Le notti di Salem (1975) si ispira all’horror classico e in particolar modo alle storie di vampiri, già conosciute fin dal 1800. La trasformazione che però attua King su un tema così tanto trattato e a volte abusato, è di rinfrescare e rendere moderna una storia che potrebbe sapere di già letto, facendoci ancora una volta apprezzare la sua straordinaria capacità di far tornare attuali argomenti o temi non proprio originali.
Sulla cima della collina che domina la piccola cittadina di provincia di Jerusalem’s Lot si staglia la Marsten House, una casa abbandonata e considerata stregata a causa dei tragici eventi accaduti anni prima. Un giorno in paese arrivano due misteriosi uomini, affittuari proprio di questa casa, e in concomitanza con la loro presenza, la tranquilla cittadina viene sconvolta da tragici fatti, primo fra tutti la ripetuta profanazione del cimitero di Harmony Hill. Fra i cittadini sgomenti e spaventati comincia a serpeggiare la paura, finché in città arriva uno scrittore cresciuto proprio in quello stesso luogo, Ben Mears, uomo taciturno e dal passato difficile che ha deciso di affrontare quel viaggio appositamente per esorcizzare i terribili ricordi della sua infanzia legati a Salem’s Lot, come gli abitanti amano chiamare la propria città.
Nonostante sia un romanzo legato indissolubilmente agli esordi letterari di King e non venga considerato uno dei migliori libri del Maestro, Salem’s Lot rappresenta già un buon esempio della narrazione kinghiana: una narrazione fatta di azione e suspense ma soprattutto di introspezione psicologica e di analisi dell’animo umano. I personaggi sono reali e tangibili, oltre che dei tipi a cui il lettore si affeziona dopo poche pagine, tanto da lasciare un vuoto quando il libro si conclude.
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