La corsa selvatica
di Riccardo Coltri
Edizioni XII
pp.190
€ 13,00
Ho deciso di leggere questo libro nonostante il fantasy non sia proprio il mio genere letterario preferito, ma non penso che questo abbia influito sul giudizio non completamente positivo che mi ha lasciato la lettura.
La corsa selvatica di Riccardo Coltri, Edizioni XII, è un libro anomalo, scritto bene ma a mio avviso senza i canoni essenziali di un romanzo (o almeno quelli che cerco io), vale a dire la storia e i protagonisti. Leggendo ho avuto la netta sensazione che il libro sia nato “dopo essere stato scritto”: c’è infatti una netta differenza tra le prime 100 pagine e il resto del romanzo. Prima è un insieme, non troppo ordinato, di eventi che si susseguono e che si intrecciano senza però arrivare a nulla di concreto, senza un protagonista e senza una storia che il lettore possa seguire; poi ecco lì arrivare il protagonista (Zamin) nella parte finale del libro, come se in realtà fosse questo il romanzo e che la parte antecedente sia stata aggiunta dopo per allungare il brodo. Per me la lettura è cominciata da pagina 103, quando entra in scena Zamin, prima ho trovato solo una serie di informazioni e di eventi poco importanti, con personaggi appena accennati e non approfonditi e storie lasciate a metà.
Per questo motivo devo dividere il mio giudizio in due: deluso dalla prima parte, la ritengo eliminabile perché non mi ha lasciato nulla, non ho sentito affetto e immedesimazione per nessuno dei personaggi che si susseguono, è troppo frammentario, ho fatto davvero fatica a seguire la storia; soddisfatto dalla seconda in cui l’assedio a cui sono sottoposti gli abitanti del borgo è descritto in maniera perfetta, con l’angoscia e l’ansia di una situazione del genere e con personaggi per cui finalmente si riesce a fare il tifo. Lo stile di Coltri cambia radicalmente: dal lento trascinarsi dei primi capitoli, terribilmente ripetitivi, si parte in quarta per un’adrenalinica discesa agli inferi che spesso mi ha riportato alla memoria il famigerato Mastino dei Baskerville di Sherlock Holmes e lo splendido Il Mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton.
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