di Tim Lucas
Gargoyle Books
pp. 312
€ 14,00
La storia della letteratura è ricca di personaggi entrati nell’immaginario collettivo, ma pochi come il Dracula di Bram Stoker ancora oggi sono un punto di riferimento e una fonte inesauribile di ispirazione per scrittori, registi e sceneggiatori. Il vampiro più famoso della storia è da sempre considerato il Male assoluto, colui che porta disastri, epidemie, cataclismi di ogni tipo, ma rappresenta anche il lato oscuro dell’uomo, quella parte che ognuno di noi tiene nascosta ma che è sempre lì per manifestarsi, basta toccare le corde giuste. La sua storia percorre parallelamente quella del mondo, sotto varie trasfigurazioni (la peste, Hitler, Osam Bin Laden…) è una presenza costante che accompagna l’uomo nel suo evolversi ed è da qui che l’autore americano Tim Lucas parte per il suo Il libro di Renfield, una rilettura del mito stokeriano visto dalla parte di uno dei personaggi più interessanti, ma forse più sottovalutati, del romanzo pubblicato per la prima volta nel 1897: il discepolo di Dracula.
L’autore ci racconta la sua vita attraverso i diari del dottor Seward, altro straordinario personaggio del libro di Stoker, che più da vicino ha avuto a che fare con Renfield. Ripercorriamo, quindi, quella che è stata la sua triste e difficile fanciullezza, abbandonato in fasce e allevato da un Pastore in una comunità che non lo vuole accettare, scoprendo le radici della sua follia e i motivi che lo hanno spinto ad abbracciare il credo del suo Maestro. Il racconto di Lucas va però oltre, svelandoci i tanti volti del Male che, seppure incarnato nelle sembianze del vampiro, è in realtà parte del mondo, della natura stessa: il Non-Morto, come Renfield chiama Dracula, è soltanto una della rappresentazioni carnali del Male che si è manifestato, si manifesta e si manifesterà sempre in modo diverso.
Il libro di Renfield è una miscela ben diluita tra il romanzo di Stoker (le cui parti sono evidenziate in grassetto) e una nuova e originale strada che l’autore ha intrapreso per completare quella che era stata l’idea dell’autore irlandese. Stoker, infatti, non era riuscito (per sua volontà o per scelta involontaria) a fare di Renfield qualcosa di diverso da una pedissequa rappresentazione umana di Dracula e di quegli uomini che non sanno controllare i propri istinti e il proprio lato oscuro. Per Lucas, invece, Renfield, è molto di più: è sì, il fedele discepolo di Dracula, ma è anche e soprattutto un uomo sconvolto da una vita che non gli ha dato niente, un emarginato, un reietto che lotta disperatamente per trovare il suo posto all’interno della società. Il suo legame morboso col mondo degli animali e con la Natura ne fa un eroe quasi epico che porta avanti una battaglia contro una società che vorrebbe schiacciarlo, esattamente come succede ai poveri insetti con cui lui tanto si immedesima.
Lucas si trasforma spesso in sociologo, alternando parti romanzate a interessanti riflessioni sulla figura del vampiro (nel senso classico del termine, nessun legame con le moderne riletture) e sul suo ruolo nel mondo, arrivando anche a parlare dell’11 settembre 2001 e di come, ancora una volta, esso non sia stato altro che l’ennesima rappresentazione di un Male che non muore mai.
Recensione pubblicata su www.horror.it
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