Betty
di Georges Simenon
Adelphi Edizioni
pp. 141
€ 9,00
Romanzo scritto da Georges Simenon nel 1960, 
Betty è una  delle opere in cui maggiori sono i riferimenti autobiografici. E’ un  romanzo triste, con personaggi nostalgici e sull’orlo del baratro, ma  che nel finale lascia trasparire un raggio di speranza che accende nel  lettore una flebile luce di positività.

Elisabeth  “Betty” Etamble, nata Fayet, è una donna gracile dall’aspetto un po’  infantile, quasi piegata su se stessa da anni di dolori e sofferenze, ma  dal viso dolce e tenero. Insoddisfatta della propria vita e soprattutto  prigioniera del suo passato, cerca in tutti i modi di sfuggire a una  vita fatta solo di dolore e sacrificio. Una fuga che, però, la porterà a  condurre una vita scellerata dedita all’alcol e agli uomini. Una sera,  cacciata di casa dal marito perché sorpresa con l’amante, Betty finisce  ubriaca alla “Buca”, un locale alla periferia di Parigi, condotta lì da  un cliente che l’ha raccolta in un bar degli Champs-Elysées. Qui si  scoprirà che, costretta dal marito, Betty ha anche firmato un documento  in cui si impegna a rinunciare a tutti i diritti sulle sue due figlie.  “La Buca” è però un locale in cui si incontra gente di ogni tipo, così  Betty si imbatte così in Laure Lavancher, una vedova cliente abituale  del locale e amica del proprietario che subito si mostra gentile e  comprensiva, a tal punto da condurla nel suo albergo per curarla. Laure è  una donna con alle spalle esperienze simili a quelle di Betty, anche  lei afflitta da una lieve forma di alcolismo, che decide quasi di  adottarla per aiutarla a guarire dalla sua malattia. L’incontro con  Laure cambierà la vita di Betty, che finalmente troverà una persona con  cui parlare e confidarsi, a cui rivelare i suoi tormenti interiori.
In 
Betty, come si diceva all’inizio, sono presenti tanti  riferimenti alla vita privata di Simenon: innanzitutto nei personaggi  dei genitori della protagonista, la madre descritta dallo scrittore come  una donna severa, complessata e piena di paure proprio la madre di  Simenon, Henriette Brull; e il padre, invece, come un uomo umile, felice  di quello che la vita gli ha dato e sempre pronto a giocare con la  figlia. In 
Betty, i protagonisti sono sempre dei disadattati  sociali che vagano per il mondo alla ricerca di qualcosa di introvabile,  finché qualcuno non arriva il loro soccorso. Modelli che rappresentano  l’intero modo di scrivere dell’autore e che danno una visione completa  del suo mondo letterario: un mondo in cui i protagonisti non sono  superuomini, ma semplici popolani che cercano il loro posto all’interno  di una società crudele e senza alcuna pietà.
 
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