Apocalisse Z
di Manel Loureiro
Editrice Nord
pp. 413
€ 16,60
Quando ho deciso di leggere questo horror spagnolo firmato dall’esordiente Manel Loureiro, sapevo già che non avrei trovato niente di nuovo, visto che sono ormai quarant’anni che scrittori, registi e sceneggiatori parlano di zombie, ma l’ho fatto comunque e per un motivo preciso. Non faccio parte di quella (purtroppo) folta schiera di lettori o presunti tali che cercano a tutti i costi la novità, il racconto originale, fuori dalle righe, magari provocatorio, ma sono una persona per cui non è tanto importante la storia ma piuttosto come questa viene raccontata. Ed è proprio il caso di Apocalisse Z (Editrice Nord, 2010), sbarcato in Italia in piena invasione zombesca, dopo uno straordinario successo ottenuto in patria grazie soprattutto al passaparola su internet e a una prima pubblicazione sottoforma di blog.
La storia è presto detta: in una delle tante repubbliche del Caucaso si scatena il panico dopo un attacco (forse di terroristi islamici) a una base nucleare controllata dai russi e in poco tempo si diffonde un virus che fa tornare in vita i morti. In poche settimane l’infezione si propaga ai quattro angoli del mondo, scatenando una vera Apocalisse. Tra mezze informazioni, coprifuoco e finte rassicuranti comunicazioni dei Governi di tutto il mondo, un giovane avvocato di Pontevedra, un paesino della Galizia, decide di barricarsi in casa in attesa che la situazione torni alla normalità, ma ben presto si troverà solo col suo amato gatto Lucullo, mentre fuori si sentono solo i lamenti dei morti viventi.
Ma torniamo a noi, parlavo di quanto sia importante il come viene raccontata una storia piuttosto che la storia in sé e questa è l’arma vincente di Apocalisse Z. È innegabile che Loureiro non ha fatto altro che scoprire l’acqua calda, come si dice: tanti altri prima di lui, infatti, si erano confrontati con storie di zombie e distruzione, primo fra tutti quel Richard Matheson che col suo Io sono leggenda rappresenta la maggiore ispirazione dello scrittore spagnolo, ma come racconta la storia Loureiro vale per intero il prezzo del biglietto. Le avventure, o meglio disavventure, del protagonista sono emozionanti, tengono col fiato sospeso, c’è un’azione e una suspense che raramente si trovano insieme in un unico libro. Loureiro ci fa amare l’avvocato di Pontevedra, ci fa immedesimare in lui e ci fa vivere quasi in prima persona le sue vicissitudini: prima dentro la casa assediata, poi in fuga per la città ormai in mano agli zombie, poi ancora in barca con la vana speranza di trovare un luogo sicuro e infine a Vigo e dintorni, in quella che è la parte più emozionante del libro. Il suo stile si fa leggere che è una meraviglia, scorrevole e leggero riesce ad alternare momenti di autentica tensione ad altri in cui ci scappa la risata, regalandoci brani memorabili, come quello dell’assedio nel minimarket, coi nostri eroi che si salvano la pelle rinchiudendosi in un minuscolo soppalco mentre a pochi centimetri da loro si consuma una strage, oppure quello dentro l’ospedale Meixoeiro alla disperata ricerca di medicinali.
Ripeto, Apocalisse Z potrà non essere un romanzo originale o innovativo, potrebbe perfino essere considerato una di quelle operazione commerciali che cavalcano l’onda di un determinato momento storico dell’arte in genere (un po’ come quelle porcherie uscite in serie dopo il fenomeno Twilight, anche se per me pure quest’ultimo è una gran porcheria), ma è scritto (e tradotto) così bene che non mi interessa se so già come va a finire. Loureiro potrebbe anche raccontarci Pinocchio, ma lo farebbe in modo tale che non ci accorgeremmo di conoscere già la storia.
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