Dopo l’exploit iniziale che in
America ha fatto segnare oltre dieci milioni di telespettatori, Fear the Walking Dead è proseguito con
un secondo episodio teso e frizzante. Con
l’apparizione del primo zombie alla fine del pilot, l’avventura dei nostri nuovi sopravvissuti era cominciata
ufficialmente, in una Los Angeles che molto velocemente sta cadendo nel caos.
In questa seconda puntata, l’attenzione è puntata proprio sull’escalation di
violenza e panico scatenata dalle aggressioni da parte dei non-morti. Travis è
impegnato a rimettere insieme le sue due famiglie, nella speranza di poter
presto lasciare la città per rifugiarsi nel deserto, ma il caos è ormai
talmente fuori controllo che la “reunion” non riesce, lasciando i due gruppi
separati.
In questo secondo episodio, Los
Angeles è al centro della narrazione, è il nucleo attorno al quale ruotano le
vicende dei protagonisti. È una città in preda al panico, divisa in due: in
centro la paura sta velocemente dilagando, cominciano i primi scontri con la
polizia, gli elicotteri sorvolano costantemente il cielo, le ambulanze
sfrecciano impazzite, mentre in periferia la gente continua a vivere la propria
vita, ignara di ciò che sta succedendo a pochi chilometri di distanza. Qualcuno
comincia ad avere dei sospetti, qualche macchina viene caricata con bagagli e
generi di prima necessità, ma Los Angeles è soprattutto una metropoli lacerata
al suo interno da contrasti sociali che accelerano in maniera incontrollata l’escalation
di violenza. Così, di fronte all’uccisione da parte della polizia di un
senzatetto “zombizzato”, vediamo scatenarsi una protesta contro le forze dell’ordine,
apparentemente spinta dalla voglia di giustizia, ma in realtà atta soltanto a
mettere a soqquadro la città. Ancora una volta, quindi, Kirkman e soci puntano
il dito verso l’irrazionalità umana, vera causa dell’autodistruzione in direzione della quale marcia la popolazione.
Con continui cambi di
prospettiva, dal centro alla periferia, regista e autori ci raccontano la
caduta di una metropoli sì sconvolta da episodi inspiegabili e inquietanti, ma
scossa soprattutto dalle malformazioni che si porta dentro (e simbolo, quindi,
dell’America intera). In questo mondo, le avventure dei sopravvissuti
acquistano una valenza che va al di là della semplice fuga verso il posto
sicuro, acquisendo un ruolo da contraltare rispetto a ciò che gli sta accadendo
attorno: mentre tutto sta andando velocemente a farsi fottere, Travis vuole
difendere il suo micromondo, cercando di proteggerlo dall’infezione che sta
dilagando non solo tra i non-morti, ma soprattutto tra gli umani.
Rispetto alla prima puntata c’è
più azione e si vedono più zombie, Maddy è anche costretta ad abbatterne uno, ma
l’attenzione sui personaggi non cala, restituendoci un gruppo omogeneo in cui
le dinamiche potranno serbarci molte sorprese.
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