mercoledì 27 luglio 2011

Bacchiglione Blues

Bacchiglione Blues
Matteo Righetto
Perdisa Pop
pp. 139
€ 14,00

Qualora ci fosse ancora bisogno di dimostrare quanta vivacità ci sia nella cultura editoriale italiana, ecco arrivare nelle librerie la seconda opera di Matteo Righetto, estroso autore già apprezzato per il suo romanzo d’esordio Savana Padana (Editrice Zona, 2009). Se quest’ultima però, per alcuni versi, è da considerarsi un’opera in itinere, ancora un po’ grezza ma contenente già interessanti spunti, con Bacchiglione Blues (Perdisa Pop, 2010), Righetto compie un deciso passo in avanti, inserendosi con prepotenza nella schiera delle nuove leve della narrativa italiana.

La storia di questa improbabile banda di criminali improvvisati, alle prese con un rapimento che dovrebbe farli “svoltare”, è una folle quanto divertente corsa che si legge tutta d’un fiato, desiderosi di vedere come va a finire. Personaggi tratteggiati con maestria e con capacità cinematografica, ma soprattutto un’ambientazione che Righetto riesce a farci respirare pagina dopo pagina, trasformando il suo romanzo in un fumetto. Il nord-est dell’autore nato a Padova nel 1972 è fatto di nebbia, boschi e infiniti campi coltivati a barbabietole e mais, molto simile agli spazi infiniti della campagna americana, “quella bassa provincia padovana che tanto assomiglia alla Louisiana occidentale” come scrive Righetto. Qui si sviluppa una storia a metà strada tra Le iene di Tarantino e Fargo dei fratelli Coen, un pulp ricco d’ironia che più volte rasenta la comicità e in cui i protagonisti di volta in volta si trasformano da spietati criminali a imbranati scansafatiche, alla perenne ricerca del colpo della vita.

Righetto è maestro nel condurre il lettore dritto dentro le vicende del romanzo, il suo è uno stile semplice e diretto, radicato nella realtà locale, grazie al quale riesce a trasformare i capitoli del libro in degli storyboard cinematografici. La sua prosa non annoia mai né tantomeno indugia su inutili approfondimenti psicologici o risvolti sociologici, lasciando invece spazio a uno sciorinare di dialoghi grotteschi e surreali e a innumerevoli citazioni di cartoni animati o di cult del western all’italiana. I suoi protagonisti sono degli spiantati, quasi leggendari nel loro esserlo: c’è quello che si improvvisa postino per spiare la vittima, lo sfasciacarrozze ricettatore e il contadino collezionista di animali per lo meno singolari; cattivi da fumetto che starebbero bene dentro un film con Bud Spencer e Terence Hill a prendere schiaffoni e sedie in testa.
 
Bacchiglione Blues può essere quindi definito un romanzo di intrattenimento tout court , un simpatico e spassoso viaggio nella provincia italiana, la stessa provincia che ancora oggi continua a regalarci storie memorabili, scritto con la velocità di una pallottola.

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