sabato 31 dicembre 2016

L'ANNO CHE VERRA'... E QUELLO CHE È ANDATO

Un altro anno è passato, il quarantaduesimo della mia vita, il sesto da quando ho cominciato a scrivere su questo blog. Fine anno è, da sempre, sinonimo di bilanci e, dopo un po’ di tempo, torno a farne uno anche io.
Come è stato il mio 2016? Il modo migliore per descriverlo è tirare in ballo, per l’ennesima volta, la mia squadra del cuore, la Juventus, perché il mio ultimo anno è stato in bianco e nero. La parte bianca, come al solito, è rappresentata dalla mia passione, mai doma, per la scrittura. Nel 2016 ho scritto tanto e ho pubblicato tanto (i soliti maligni diranno troppo) e mi sono lanciato nella narrativa dopo essermi fatto le ossa con anni di saggistica, ottenendo ottime soddisfazioni e risultati molto incoraggianti, che spero siano di buon auspicio per l’anno che verrà. Il merito principale di questa importante crescita letteraria va alla decisione, presa a febbraio, di fare un passo in avanti nella mia avventura di self publisher, accostando le edizioni cartacee agli ebook. Una scelta che ora, con dieci mesi di esperienza alle spalle, definisco illuminante e sorprendente. Illuminante perché ha dato corpo ai miei sogni, moltiplicando i guadagni e permettendo di crearmi la mia piccola nicchia di fedeli lettori che alimentano la mia voglia di indipendenza. Sorprendente, perché mi ero ormai convinto (autoconvinto?) che l’ebook potesse davvero rappresentare il futuro dell’editoria, e invece mi sono dovuto ricredere, accettando l’immortalità del cartaceo, il suo legame indissolubile con chi ama leggere. In Italia, il libro sarà sempre su carta. Il resto è condimento più o meno saporito.
Ma passiamo al lato nero del mio 2016, rappresentato da alcuni momenti difficili vissuti in famiglia (per fortuna poi risolti positivamente), dalla morte del mio amato Bud Spencer, di un ex collega di lavoro andato via troppo presto e di tante altre icone della mia gioventù, ma soprattutto da ciò che mi tiene inchiodato (prigioniero?) a Roma, una città che non ho mai amato e che non amerò mai, non essendo io un tipo da grande città. È bella, bellissima, ma invivibile e buona solo per i turisti che ci vengono una settimana (e magari d’estate) ad ammirare gli splendidi luoghi storici. Viverci, cari miei, è tutta un’altra storia.
A questo punto, probabilmente, vi starete chiedendo cosa è che mi tiene legato a un posto che non mi piace. Beh, non è difficile indovinare, si chiama lavoro d’ufficio, nove ore al giorno (che diventano dieci tra raggiungerlo e tornare a casa) per cinque giorni a settimana, che mi lascia le briciole da dedicare a famiglia e scrittura, che mi ha ormai reso schiavo di me stesso. Purtroppo, non ho la fortuna di alcuni amici che fanno un lavoro dove il luogo è relativo e che possono svolgere dappertutto, anche nel più sperduto paese della provincia. Io sono costretto a vivere a Roma per tenermi il mio lavoro, visto che è già una fortuna, di questi tempi, averne uno e il mio non è affatto male, anzi. Quindi, in conclusione, questo 2016 non mi è dispiaciuto. Poteva andare meglio, ma poteva andare anche peggio, diciamo che ha mantenuto il giusto equilibrio, alternando periodi di euforia ad altri meno felici. Al 2017 posso solo chiedere di mantenere vivo il fuoco della passione dentro di me, di aiutarmi a nutrire ancora i miei sogni e quelli della mia famiglia. Certo, rimarrà, come ormai da anni, l’utopia di riuscire a gestire il mio tempo, la cosa più preziosa che ci è stata donata, ma da buon juventino, anche il prossimo anno ci proverò, sempre e comunque, #finoallafine.

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