lunedì 14 settembre 2015

UN PUNTO IN TRE PARTITE: È CRISI?

Sono state giocate tre giornate di campionato e la Juventus ha raccolto un solo punto, ha incontrato in casa Udinese e Chievo e non è riuscita a vincere, ha giocato male e perso meritatamente a Roma coi giallorossi di Garcia. Se da un lato non si può parlare di crisi di gioco, visto che nei tre match disputati fino a oggi la Juventus ha comunque costruito molte occasioni da gol, capitalizzando troppo poco rispetto alla mole di lavoro macinato (soprattutto allo Stadium), si può forse parlare di crisi d’identità. Il problema è capire chi è in crisi d’identità: i giocatori, l’allenatore o la società?
Lo abbiamo detto fino alla nausea, non ci sono più Pirlo, Vidal e Tevez, tre giocatori che erano grossa parte dell’identità della Juventus degli scorsi anni, quella costruita da Antonio Conte, ma sono stati sostituiti da altrettanti ottimi giocatori che al momento non hanno dimostrato la stessa personalità dei loro predecessori. La Juventus vista col Chievo è stata una squadra combattiva, ma poco lucida: Bonucci e Barzagli, senza più il filtro del centrocampo, sono andati in difficoltà diverse volte, costretti spesso a schiacciarsi troppo nell’area di rigore, Alex Sandro è stata una bella sorpresa, mentre Caceres ha fatto molta confusione. In attacco Dybala ha corso, ha dribblato, ha sempre provato la giocata, ma non ha potuto contare sulla assistenza del miglior Alvaro Morata, quello che, in coppia con Tevez, ci ha portato in finale di Champions. Hernanes, al debutto, si è dato un gran da fare, ma non è certo lui che dovrebbe dare protezione alla difesa; il povero Marchisio si è rifatto male al rientro, Sturaro ha corso e combattuto, come d’altronde deve fare, ma spesso a vuoto; Pereyra ha provato a dare estro, ma era fuori posizione.
Insomma, questa nuova Juventus è un cantiere aperto che, nonostante la confusione che regna nella testa di chi deve gestirla, ha anche subito una sorprendente malasorte: sia con l’Udinese che col Chievo i bianconeri avrebbero meritato di vincere, ma la sfortuna si è accanita in maniera quasi anomala, potendo contare anche su un attacco che ancora non ha trovato la sua punta di diamante. Si potrà parlare di Pirlo in mezzo al campo o di Vidal come guerriero di centrocampo, ma quanto manca Tevez in avanti è devastante. Morata non ha ancora la maturità, Mandzukic non è in forma, Zaza non è pervenuto, Dybala è generoso ma deve ancora farsi.
Ciò che fa riflettere di più sono, invece, le scelte di Allegri in queste prime tre partite di campionato: prima decide di schierare Padoin davanti alla difesa, ma poi, di fronte ai disastrosi risultati, sacrifica con il Chievo Pogba, Lichtsteiner e Chiellini. Sarà forse lui in crisi d’identità? Non c’è dubbio che il mercato degli ultimi giorni gli ha probabilmente sconvolto i piani, gli arrivi di Cuadrado ed Hernanes (non programmati) lo hanno costretto a resettare il progetto che aveva in testa, perdendo il polso della situazione e il controllo della squadra. Sia a Roma che a Torino con il Chievo, il colombiano è entrato e ha vivacizzato la manovra, eppure l’ex allenatore del Milan non gli ha ancora trovato un ruolo da titolare. Perché?
Lo sappiamo tutti che un cibo congelato, buttato nel microonde in tutta fretta, non avrà mai la resa di un piatto cucinato con cura e con calma. E la Juventus, in questo periodo, è proprio questo che sembra: una busta di “4 salti in padella” gettati nel forno solo per calmare la fame di chi sta aspettando di mangiare. 

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