martedì 26 luglio 2011

Virus

Virus
di Alessandro Canassa Vigliani
Pulp Edizioni
pp. 127
€ 13,00

Ho deciso di leggere questo libro perché lavoro in televisione (per fortuna dietro le quinte dove tutto è normale e dove si è semplici impiegati) e devo dire che non mi pento affatto della scelta. Virus di Alessandro Canassa Vigliani, Pulp Edizioni, è un ottimo libro d’esordio da cui emerge un’importante formazione letteraria dell’autore. Pagina dopo pagina, infatti, molti sono i riferimenti a opere come Fight Club o American Psycho con una decisa ispirazione (a mio avviso) a uno dei romanzi meno conosciuti del maestro del brivido Stephen King e vale a dire L’uomo in fuga in cui un concorrente di un reality viene braccato perché non accetta di diventare la star del programma.

Canassa Vigliani compie un percorso all’interno dei diabolici e perversi meccanismi dello star system televisivo, attraverso la figura di Max Ribaldi, stella degli show-spazzatura che quotidianamente inquinano le nostre case. Di fronte a lui una misteriosa figura femminile che sembrerebbe volerlo riportare alle origini (sei davvero libero solo quando ti manca tutto e non hai nulla di cui tu senta la mancanza), un po’ come i fantasmi del Natale passato, presente e futuro volevano fare con lo Scrooge di Dickens. Quello di Ribaldi non sarà, però, un percorso facile, anzi…

A molti Virus potrà sembrare la solita opera ispirata al mondo della televisione, il solito sciorinare di luoghi comuni e banalità, poco originale e ripetitivo, con precisi riferimenti ad alcuni nostrani personaggi della tv, ma è qui che interviene risolutore lo stile di Canassa Vigliani che affrontando un romanzo molto complicato (due soli personaggi, l’uno contro l’altro) riesce nella difficile impresa di non annoiare, di tenere il lettore sempre sul filo della tensione, senza cadere in momenti di noia o in inutili ghirigori narrativi: i dialoghi sono serrati, battuta dopo battuta, come se fossimo di fronte a una partita di tennis o sul ring di un incontro di pugilato, con i nostri occhi che vanno a destra e poi a sinistra, poi a destra e poi di nuovo a sinistra…
Particolarmente divertente il brano dell’incontro al Bar Excelsior, luogo di ritrovo di ricconi o presunti tali, stile Christian De Sica, mi è sembrato perfino di sentire le loro voci con la erre moscia…

Un romanzo che ho letto in meno di due giorni, breve (poco più di 120 pagine) che scorre via veloce ma che ha centrato in pieno il cuore pulsante delle nostre (pessime) abitudini televisive.

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