martedì 26 luglio 2011

C'era una volta la Pantera Rosa

Al cinema spesso accade che il successo arrivi improvviso e totalmente inaspettato, proprio come fu per il primo film della saga La Pantera Rosa. Era il 1963 e il regista Blake Edwards aveva scritto, insieme a Maurice Richlin, la storia di questo improbabile ispettore di polizia francese che doveva dare la caccia a uno dei diamanti più preziosi del mondo, la pantera rosa del titolo.

Inizialmente, il ruolo del protagonista era stato affidato all’attore Peter Ustinov, ma alla vigilia delle riprese, questi si ritirò lasciando così via libera a Peter Sellers che proprio grazie al sodalizio con Edwards divenne presto un’icona del cinema comico mondiale (basti ricordare lo straordinario successo di Hollywood Party). Sellers fu così bravo che, nonostante nella sceneggiatura originale il protagonista dovesse essere David Niven nei panni del ladro gentiluomo Sir Charles Lytton, Clouseau tolse la scena al suo antagonista entrando subito nell’immaginario collettivo come l’ispettore che, nonostante la goffaggine e la straordinaria capacità di combinare guai, riusciva a risolvere i casi più intrigati.
Il successo fu talmente eclatante, che soltanto un anno più tardi la premiata coppia Edwards-Sellers si ripresentò al pubblico col secondo film della serie, Uno sparo nel buio, in cui Clouseau è impegnato nel dimostrare l’innocenza di una sprovveduta cameriera accusata dell’omicidio dell’amante.  Ripercorrendo la strada già tracciata nel precedente episodio, Edwards e soprattutto Sellers accentuano la capacità dell’ispettore di creare solo disastri, trasformandolo in una vera maschera della risata. Al suo fianco, col preciso ruolo di assecondare ed essere vittime di Clouseau, vennero inseriti due personaggi nuovi: Charles Dreyfus (Herbert Lom), diretto superiore dell’ispettore, e l’assistente cinese Kato (Burt Kwouk) che vengono letteralmente “seviziati” da Clouseau per tutta la durata del film.

Quattro anni più tardi, nel 1968, Edwards mise in cantiere il terzo episodio della serie, ma a causa del rifiuto da parte di Peter Sellers a indossare ancora una volta i panni dell’ispettore Clouseau, alla fine anche il regista si fece da parte, lasciando il posto a Bud Yorkin che diresse Alan Arkin in L’infallibile ispettore Clouseau. A causa, però, di un pubblico ormai abituato a vedere Sellers e in assenza delle capacità registiche di Edwards, il film fu un mezzo fallimento sia per la critica che come incassi.
Dopo alcuni anni di assenza e qualche screzio personale, nel 1975 la coppia Edwards-Sellers tornò insieme per il quarto episodio della saga, La Pantera Rosa colpisce ancora, in cui Clouseau torna a indagare sulla sparizione del prezioso diamante. Qui i personaggi vengono resi quasi fumettistici, con l’ispettore sempre più goffo e impacciato e “crudele” nei riguardi di chi lo circonda (Dreyfus e Kato in particolare). Sul set sembra nuovamente respirarsi l’aria che aveva portato al clamoroso successo del primo film ed Edwards non si lascia sfuggire l’occasione per rendere omaggio ad alcuni miti del cinema mondiale come Hitchcock o Chabrol o a film passati alla storia come Casablanca o Topkapi.

Sull’onda del rinnovato successo, un anno più tardi arrivò al cinema La Pantera Rosa sfida l’ispettore Clouseau e nel 1978 La vendetta della Pantera Rosa. Già dal primo vediamo come, cominciando a scarseggiare le idee, la trama risulti abbastanza grottesca e paradossale. Dreyfus, ormai impazzito e rinchiuso in manicomio a causa di Clouseau, ne evade creando un’organizzazione criminale volta all’eliminazione del suo nemico numero uno. Ne consegue una pellicola al limite dell’assurdo, con gag sempre più demenziali e un proliferare ormai inarrestabile di citazioni cinematografiche e di travestimenti. Nel secondo invece entra addirittura in scena la mafia che in un agguato prova a uccidere Clouseau. Creduto morto, l’ispettore si rifà vivo con l’eterno amico-nemico Dreyfus, ma viene scambiato per un fantasma. Anche qui la trama va sempre spostandosi verso un genere a metà tra il paradossale e il demenziale con Clouseau che fa sempre più massiccio utilizzo di travestimenti, arrivando a ricoprire anche diversi ruoli, ma sempre, alla fine, a risolvere i casi in cui indaga. Questo quinto episodio è sicuramente il meno riuscito della serie, il tempo passa per tutti e soprattutto per Peter Sellers che, se aveva già dovuto fare affidamento su controfigure, due anni più tardi, il 24 Luglio 1980, morirà in seguito a un infarto, prima di cominciare le riprese del sesto episodio della saga, Sulle orme della Pantera Rosa. Il film, che inizialmente  doveva rappresentare il canto del cigno di Clouseau che, dopo essersi innamorato di un’affascinante ladra di gioielli, lasciava la polizia, uscì nel 1982 e fu montato con immagini inedite tratte da La Pantera Rosa sfida l’ispettore Clouseau diventando più che un film, un grande omaggio all’attore scomparso.

Nonostante la morte di Sellers, il circo non si fermò, e nel 1983 uscì La Pantera Rosa – Il Mistero Clouseau con l’attore Ted Wass nei panni di un poliziotto americano che va alla ricerca del leggendario diamante e dell’ispettore scomparsi, riuscendo però soltanto a combinare guai esattamente come il suo illustre predecessore. Il film è un semplice espediente per provare a sfruttare il successo dei precedenti capitoli, arrivando addirittura a ipotizzare che Clouseau si sia fatto una plastica facciale prendendo le sembianze delle 007 Roger Moore. Il 1993 è, infine, l’anno di Il figlio della Pantera Rosa in cui Blake Edwards torna dietro la macchina da presa, dirigendo Roberto Benigni che veste i panni del figlio illegittimo di Clouseau, nell’ennesimo tentativo di rinverdire i fasti di un tempo, ma riuscendo soltanto a far provare allo spettatore un sentimento a metà tra la nostalgia e la pena. Il film non fa ridere e Benigni, nonostante provi a fare più danni del padre, non riesce mai a “guizzare”.

In pieno boom di remake, un capolavoro come quello firmato dalla coppia Edwards-Sellers non poteva non diventarne vittima e così nel 2006 il regista Shawn Levy affida la parte del terribile ispettore Clouseau a Steve Martin, un altro che nella carriera aveva interpretato personaggi simili. Arricchito da un cast importante (tra gli altri Kevin Kleine e Jean Reno) il film pesa interamente sulle spalle di Martin che riesce a fare un ottimo lavoro trasformando la sottile comicità di Edwards e Sellers in una più rozza, volgare e demenziale, perfettamente in linea con altre saghe come Una Pallottola Spuntata o Austin Powers. Grande successo al botteghino significa seguito e infatti, nel 2009, è arrivata La Pantera Rosa 2 che, rara volta per un sequel, risulta addirittura migliore del primo film. Steve Martin sembra ormai perfettamente a suo agio nei panni del nuovo Clouseau e la comicità diventa strabordante, dall’inizio alla fine, anche merito del regista Harald Zwart capace di ricreare un’atmosfera molto simile a quella degli originali.

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